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Officine purpurariae

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La ricerca pone le sue basi sulle qualità percettivo sensoriali delle superfici e cerca di applicarle alla dimensione identitaria e storicamente stratificata delle antiche Officine purpuree.

L’investigazione sulla “pelle” di un materiale permette all’esperienza sensoriale di essere arricchita di senso come “zona di scambio”, d’interfaccia fra l’oggetto e il corpo. A questo si è voluto aggiungere il valore di un’identità stratificata nella storia come quella del colore porpora così da rendere ancor più profonda l’interazione tra materiale e significati di cui esso si fa portatore nell’interazione sensoriale.

Si è cercato di “progettare la sensorialità” attraverso una serie di scale tattili ed ottiche sulle colorazioni purpuree e sulle colorazioni considerate succedanee alla porpora, come ad esempio, la robbia e la cocciniglia. L’estrazione della porpora, da determinate specie di Murici, molluschi gasteropodi, pone le sue antiche origini nelle produzioni del Vicino Oriente e generalmente la sua produzione viene associata al popolo fenicio il che lo rende un fenomeno del tutto “mediterraneo” ed identitario per Taranto e la Puglia.

Gli studi condotti, e in particolare il progetto di Evelin Kasikov, hanno portato a una riflessione sulla retinatura, ovvero sulla scomposizione e successiva sovrapposizione di retini di colore: ciano, magenta, giallo e nero.

Questi retini, rispettando angoli precisi (rispettivamente 105° per il ciano, 75° per il magenta, 90° per il giallo e 45° per il nero), vengono sovrapposti seguendo le percentuali del codice CMYK relative al colore che rappresentano.

La particolare preziosità del porpora, la sua storia millenaria e gli studi sull’interazione e scomposizione dei colori hanno portato all’applicazione di questi principi in una sorta di “etichetta“. Questa etichetta identifica la colorazione in questione (ad esempio, la cocciniglia) tramite il codice CMYK posto al centro. I fili ciano, magenta, giallo e nero derivano dalla scomposizione del colore del cotone, tinto con estratti vegetali/pigmenti. La parte centrale assume così forma e significato grazie alla sua scomposizione, diventando una forma “archetipa“, facilmente riconoscibile come un marchio per quel tipo di colorazione.